Non c'è nulla di più eccitante che vedere i tuoi supereroi preferiti prendere vita sul piccolo schermo. Quest'anno, Marvel ci ha regalato un altro motivo per gioire con l'arrivo della miniserie She-Hulk: Attorney at Law. Ma è la serie all'altezza delle aspettative? Scopriamolo insieme.
She-Hulk: Un nuovo eroe si unisce al MCU
Eccoci nel 2022 e dopo la pioggia di successi Marvel, Kevin Feige non smette di sorprenderci. Questa volta, con un nuovo arrivo nel Marvel Cinematic Universe (MCU), She-Hulk: Attorney at Law. Questa miniserie di nove episodi, creata da Jessica Gao, si basa sul personaggio dei fumetti ideato da Stan Lee e John Buscema. La protagonista è l'acclamata Tatiana Maslany, nota per il suo ruolo in Orphan Black.
La trama ruota attorno a Jennifer Walters (interpretata da Maslany), un'avvocatessa alle prime armi che, in seguito a un contatto casuale con il sangue del cugino Bruce Banner (Mark Ruffalo), acquisisce i suoi poteri e diventa la versione femminile di Hulk. Ma a differenza di Bruce, Jennifer mantiene la sua coscienza, affrontando casi che coinvolgono superumani e cercando di bilanciare la sua vita da single trentenne e la sua nuova identità di supereroina.
She-Hulk: riempire il vuoto femminile nell'universo Marvel
She-Hulk: Attorney at Law offre un nuovo punto di vista femminile nell'universo Marvel. Nonostante ci siano stati film e serie con personaggi femminili come la Vedova Nera interpretata da Scarlett Johansson, Ms. Marvel con Iman Vellani e WandaVision con Elizabeth Olsen, nessun prodotto Marvel ha mai affrontato la vita adulta contemporanea dei trentenni in modo così diretto. La serie tocca temi come la vita sentimentale complicata e l'uso dei social media, offrendo una visione della vita di una brillante avvocatessa che cerca di conciliare la sua carriera con i suoi nuovi poteri "verdi".
Tuttavia, non tutti sono rimasti colpiti dalla serie di Jessica Gao. Alcuni critici hanno messo in dubbio la struttura narrativa utilizzata per raccontare le vicissitudini di Jennifer Walters. La serie sembra utilizzare il concetto di "rottura della quarta parete", già sfruttato brillantemente da Fleabag e Phoebe Waller-Bridge. Questa tecnica, sebbene divertente, sembra un po' superata rispetto alla grande quantità di serie televisive di alta qualità disponibili oggi. Pertanto, la decisione di utilizzare frequentemente la "rottura della quarta parete" nel personaggio interpretato da Tatiana Maslany sembra un po' fuori luogo rispetto alla trama supereroica.
Il verdetto su She-Hulk: Attorney at Law
Nonostante alcune critiche, She-Hulk: Attorney at Law ha conquistato il pubblico, soprattutto le spettatrici femminili, grazie alla sua trama avvincente e al suo messaggio di empowerment femminile. La serie è un successo nel progetto televisivo MCU e promette di continuare a intrattenere gli spettatori con le avventure di Jennifer Walters, l'avvocatessa supereroina che conquista tutti con il suo carisma e la sua forza.
She-Hulk: Attorney at Law è un tentativo riuscito di colmare un vuoto femminile nell'universo Marvel. Nonostante la scelta di utilizzare la "rottura della quarta parete" come meccanismo narrativo possa sembrare datata, la serie combina l'empowerment femminile con una trama da fumetto che ha conquistato il pubblico. E tu, cosa ne pensi di She-Hulk: Attorney at Law?
"La differenza tra stile e moda è la qualità", affermava Giorgio Armani, e questa massima può essere applicata anche al mondo delle serie televisive. "She-Hulk: Attorney at Law" si presenta come un prodotto che mira a coniugare lo stile narrativo post-moderno con la moda supereroistica che imperversa nel piccolo e grande schermo. La serie, con la sua protagonista che rompe la quarta parete, sembra voler seguire le orme di "Fleabag", ma ciò che funziona per un certo tipo di racconto può non essere altrettanto efficace in un altro contesto. La critica ha espresso perplessità, e forse il motivo sta proprio nell'essere incappati in un déjà-vu narrativo che stona con l'epicità dei supereroi Marvel.
She-Hulk tenta di essere un vessillo del female empowerment attraverso la lente di una trentenne che affronta le sfide della vita contemporanea, ma rischia di perdere la propria identità nel tentativo di essere troppo cose insieme. La qualità, in questo caso, potrebbe essere stata sacrificata sull'altare di uno stile che non riesce a trovare una coerenza con il genere di appartenenza. È un monito per gli autori: l'innovazione narrativa è preziosa, ma deve essere funzionale alla storia che si vuole raccontare, altrimenti lo stile si trasforma in una moda passeggera e non in un segno distintivo di qualità.